I diritti degli italiani di
seconda generazione riguardano tutti. La loro presenza è consistente, sono un
dato di fatto, pertanto, insieme a tutta la popolazione presente sulla penisola,
devono entrare in un nuovo patto sociale.
Alcuni termini ed espressioni di
uso comune andrebbero sostituiti con altri più appropriati: “ inclusione” al
posto di “integrazione”, “nuovi italiani” al posto di “stranieri” e “riconosciamo
la cittadinanza” anziché “ concediamo la cittadinanza”. Il termine razza è
assolutamente improponibile!
Occorre rivedere tutto il sistema
normativo sul tema dell’immigrazione: abrogare la legge Bossi-Fini, emanare una
legge che introduca la cittadinanza tramite ius soli per i bambini nati in
Italia da genitori immigrati, abrogare il reato di clandestinità, non
trattenere gli immigrati in centri di accoglienza, semplificare la normativa
sugli ingressi, abrogare la tassa sul permesso di soggiorno, non permettere che
dopo 10 anni di lavoro regolare una persona possa essere espulsa ( basta tener conto
della disoccupazione causata dalle crisi economiche ), riconoscere il diritto
di voto amministrativo per stimolare una
maggiore partecipazione alla vita sociale, facilitare le ricongiunzioni
familiari, riformare il diritto di asilo, evitare accordi come quello stabilito
tra Gheddafi e Belusconi . Basta con le sanatorie!
Nei paesi europei un elemento di
tensione sociale è costituito dalle seconde generazioni, poiché si tratta di
persone che si sentono figli di quel paese, ma non vengono riconosciuti come
cittadini. Non commettiamo gli stessi errori! Affrontiamo la questione in
maniera organica!
L’11% del PIL italiano è dato da
5 milioni di stranieri. Inoltre, all’INPS vengono versati 8 miliardi dagli
immigrati. Un algerino che va a invecchiare nel suo paese natale, ha versato i
contributi in Italia, ma non avrà la pensione che si è pagato perché non ci sono
accordi specifici tra Italia e Algeria.
Una politica per l’immigrazione e
per i nuovi italiani non può essere
calata dall’alto, poiché può essere vista come una concessione di privilegi. È necessaria
una battaglia culturale per non spaventare gli italiani colpiti dalla crisi. Questa
battaglia va portata avanti nell’associazionismo in situazioni auto
organizzate. Occorre tenere in vita e rinvigorire le esperienze locali delle
consulte e dei consigli degli stranieri.
È interessante notare che la
nostra Costituzione parla di lavoratori e non di cittadini, pertanto sgancia i diritti
fondamentali dal possesso della cittadinanza italiana.
Il razzismo che fa più paura è
quello che ci permette di mantenere un certo tenore di vita sfruttando gli immigrati.
A chi lasciamo una persona anziana? Per soli 700/1000 euro c’è una badante
straniera che lavora 24 ore su 24 con un solo giorno libero. Questi turni vanno
oltre ogni contratto di lavoro.
Se in un quartiere c’è una forte
presenza di arabi, perché non creare una scuola bilingue italiano-arabo? In tal
modo quella presenza diventa una ricchezza culturale e umana. Il bambino
italofono apprenderà una lingua straniera dialogando con l’insegnante e con i
compagni.