la danza

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mercoledì 13 febbraio 2013

report del dibattito dopo la proiezione fiorentina del film “Sta per piovere”


I diritti degli italiani di seconda generazione riguardano tutti. La loro presenza è consistente, sono un dato di fatto, pertanto, insieme a tutta la popolazione presente sulla penisola, devono entrare in  un nuovo patto sociale.  
Alcuni termini ed espressioni di uso comune andrebbero sostituiti con altri più appropriati: “ inclusione” al posto di “integrazione”, “nuovi italiani” al posto di “stranieri” e “riconosciamo la cittadinanza” anziché “ concediamo la cittadinanza”. Il termine razza è assolutamente improponibile!

Occorre rivedere tutto il sistema normativo sul tema dell’immigrazione: abrogare la legge Bossi-Fini, emanare una legge che introduca la cittadinanza tramite ius soli per i bambini nati in Italia da genitori immigrati, abrogare il reato di clandestinità, non trattenere gli immigrati in centri di accoglienza, semplificare la normativa sugli ingressi, abrogare la tassa sul permesso di soggiorno, non permettere che dopo 10 anni di lavoro regolare una persona possa essere espulsa ( basta tener conto della disoccupazione causata dalle crisi economiche ), riconoscere il diritto di voto amministrativo per  stimolare una maggiore partecipazione alla vita sociale, facilitare le ricongiunzioni familiari, riformare il diritto di asilo, evitare accordi come quello stabilito tra Gheddafi e Belusconi . Basta con le sanatorie!

Nei paesi europei un elemento di tensione sociale è costituito dalle seconde generazioni, poiché si tratta di persone che si sentono figli di quel paese, ma non vengono riconosciuti come cittadini. Non commettiamo gli stessi errori! Affrontiamo la questione in maniera organica!   

L’11% del PIL italiano è dato da 5 milioni di stranieri. Inoltre, all’INPS vengono versati 8 miliardi dagli immigrati. Un algerino che va a invecchiare nel suo paese natale, ha versato i contributi in Italia, ma non avrà la pensione che si è pagato perché non ci sono accordi specifici tra  Italia e Algeria.

Una politica per l’immigrazione e per  i nuovi italiani non può essere calata dall’alto, poiché può essere vista come una concessione di privilegi. È necessaria una battaglia culturale per non spaventare gli italiani colpiti dalla crisi. Questa battaglia va portata avanti nell’associazionismo in situazioni auto organizzate. Occorre tenere in vita e rinvigorire le esperienze locali delle consulte e dei consigli degli stranieri.

È interessante notare che la nostra Costituzione parla di lavoratori e non di cittadini, pertanto sgancia i diritti fondamentali dal possesso della cittadinanza italiana.

Il razzismo che fa più paura è quello che ci permette di mantenere un certo tenore di vita sfruttando gli immigrati. A chi lasciamo una persona anziana? Per soli 700/1000 euro c’è una badante straniera che lavora 24 ore su 24 con un solo giorno libero. Questi turni vanno oltre ogni contratto di lavoro.

Se in un quartiere c’è una forte presenza di arabi, perché non creare una scuola bilingue italiano-arabo? In tal modo quella presenza diventa una ricchezza culturale e umana. Il bambino italofono apprenderà una lingua straniera dialogando con l’insegnante e con i compagni.