la danza

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venerdì 30 maggio 2014

Iqbal e Daniel, sfruttamento e globalizzazione


Le storie vere di Iqbal e di Daniel offrono elementi sufficienti per comprendere la drammaticità e l’ampia diffusione nel mondo dello sfruttamento del lavoro dei minori. 


Iqbal vive in Pakistan, dove è costretto a lavorare ai telai per produrre tappeti in una fabbrica clandestina. Il suo lavoro serve a pagare il debito contratto dalla famiglia nei confronti del datore di lavoro. Un debito che non si esaurisce mai. Guai a chi si ribella! Si viene rinchiusi per giorni in una cisterna senza cibo. Iqbal è abile nel suo lavoro ed ha un’intelligenza acuta. Riesce a comunicare la sua condizione al Fronte per la liberazione del lavoro minorile. La sua storia e la sua denuncia, in poco tempo, fanno il giro del mondo. Purtroppo il 16 aprile del 1995 viene assassinato all’età di 15 anni dalla mafia dei tappeti. 

Daniel viene venduto dalla sua famiglia che vive in Serbia. E’ costretto nel Nord Italia e in Francia a mendicare. Ha una protesi a causa di una malformazione alla gamba sinistra. Pensa di dover estinguere un debito per poter ritornare dai suoi genitori, ma scopre di essere stato ingannato, è stato venduto, quella sarebbe stata la sua vita per sempre! Trova la forza per ribellarsi quando viene portato in una caserma, poiché dei passanti segnalano il suo grave stato di malnutrizione. Entra nella comunità dei minori stranieri non accompagnati. Nel mese di dicembre dell’anno 2000 viene pronunciata la sentenza contro il suo sfruttatore. 

Questi due casi di schiavitù si collegano alle condizioni determinate dalla globalizzazione economica nei paesi in via di sviluppo, dove i lavoratori non sono sufficientemente tutelati e i sindacati sono debolissimi. Le multinazionali affidano la produzione industriale a imprese sussidiarie che si servono di lavoro mal pagato o addirittura non pagato, per ridurre al minimo i propri costi e aumentare i dividendi degli azionisti.  

Iqbal e Daniel sono stati schiavizzati secondo la forma più diffusa: la servitù da debito, ossia un individuo impegna se stesso in cambio di un prestito in denaro, ma la durata e la natura del servizio non sono definiti e la prestazione lavorativa non riduce il prestito originario. Gli schiavi del XXI secolo, secondo  Kevin Bales, il massimo studioso del fenomeno, sono ridotti con l’inganno e la violenza a merce usa e getta, subiscono un controllo assoluto senza che diventino una proprietà e senza che qualcuno si preoccupi della loro sopravvivenza. Nei luoghi, in cui lavorano per oltre 12 ore al giorno, sono assenti le più elementari norme di sicurezza e di tutela della persona. Alla loro morte saranno immediatamente sostituiti con altri minori. Legalmente non esistono, sono essere umani invisibili. 

Le nuove forme di schiavitù e sfruttamento interessano anche i ricchi paesi occidentali, dove sono alimentate dai continui flussi migratori. La storia di Daniel costituisce una significativa testimonianza a tal proposito. Spesso la schiavitù viene occultata mediante una finzione legale, basta pensare alle badanti che sono sottoposte ai ricatti dei datori di lavoro da cui dipende il permesso di soggiorno e il rilascio di alcuni documenti. 

Riflettere su queste due storie significa comprendere gli effetti devastanti della globalizzazione su gran parte dell’umanità. Si è creato un sistema economico che mira ad accrescere i profitti degli azionisti a ogni costo. Ventisette milioni di schiavi minorenni costituiscono una buona parte delle fondamenta su cui si basa questo sistema. I prezzi sempre più competitivi, che troviamo nei negozi e nel supermercato sotto casa, sono dovuti al loro lavoro sottopagato o non pagato, poiché permettono alle multinazionali di abbassare i costi di produzione. 
L’esplosione demografica e il cambiamento socio-economico dei paesi in via di sviluppo, dove sono state travolti equilibri e vecchie regole sociali, rendono più facile la diffusione di una globalizzazione economica senza regole, spietata e violenta. 

Un cambiamento è possibile solo investendo in istruzione e protezione sociale. Nei paesi occidentali dovremmo acquistare prodotti con marchi speciali che diano la possibilità di non essere prodotti da schiavi. Le grandi organizzazioni economiche come l’Organizzazione mondiale per il commercio e il Fondo monetario internazionale dovrebbero imporre crediti agganciati al rispetto dei diritti umani.