La grammatica insegnata nel modo più tradizionale risulta noiosa e gravemente demotivante. Segue il metodo deduttivo: si spiega la regola, poi l’allievo l’applica meccanicamente negli esercizi.
Bisogna, invece, far giungere il bambino induttivamente alle regole grammaticali. È a partire da un testo o da un dialogo che si ricava la norma.
In base ad una prospettiva induttiva l’insegnante fa riflettere il bambino sul testo letto o sul dialogo ascoltato stimolandolo a:
- creare ipotesi sul funzionamento della lingua; ad esempio, si possono far cerchiare i plurali – se questo è l’obiettivo morfologico della lezione – e poi chiedere all’allievo di ipotizzare il modo in cui si forma il plurale in italiano secondo le sue osservazioni;
- verificare se nella realtà quotidiana l’ipotesi viene confermata;
- procedere alla fissazione del meccanismo;
- giungere ad una sistematizzazione consapevole, ad uno schema esplicito, che possa servire anche per riferimento in futuro.
L’insegnante può ricorrere ad una serie di tecniche che consentono di indurre l’allievo alla riflessione linguistica:
- tecniche di natura insiemistica: costituzione e manipolazione degli insiemi, quali attività di inclusione, esclusione, seriazione e sequenziazione. L’allievo si trova di fronte un insieme disomogeneo e gli viene chiesto di ridistribuirlo in insiemi omogenei ( inclusione ) o di eliminare le disomogeneità togliendo alcuni elementi ( esclusione ). L’inclusione e l’esclusione risultano una piacevole sfida per l’allievo. Si può chiedere di riordinare un insieme caotico in base ad un parametro: in base alla quantità ( nessuno < solo uno < qualche < molti < tutti ) o alla frequenza ( sempre < spesso < raramente < mai ). Una particolare seriazione è la sequenziazione: all’allievo si chiede di riordinare un insieme caotico secondo un ordine temporale, collocando gli avverbi di tempo oppure le forme verbali lungo una linea di tempo che parte dal passato più remoto e giunge al futuro più lontano. La sequenziazione è utile per far riflettere sui connettori di tempo e sulla consecutio temporum;
- griglie da completare;
- riempimento di spazi vuoti;
- identificazione degli errori in alcune frasi date: questa tecnica va proposta quando la regola è completamente acquisita, per non generare forme devianti. La caccia all’errore può risultare stimolante.
Ai fini della valutazione generale, gli errori grammaticali non dovrebbero essere fortemente penalizzanti, vanno considerati anche l’avvenuta comprensione e i contenuti. Si sa che per l’allievo straniero l’italiano è la sua seconda lingua, ciò non deve risultare un elemento discriminante, soprattutto se mostra tutta la sua volontà di raggiungere il livello di competenza linguistica dei compagni di classe.
Ricordo il metodo di valutazione adottato da una docente di lettere di un liceo fiorentino. Per i compiti in classe d’italiano fissava una valutazione unica e globale, fatta eccezione per un’allieva peruviana. Per questa allieva distingueva un voto per la forma e un voto per il contenuto, poi calcolava la media per avere un unico valore numerico da registrare sul suo registro. In questo modo la docente si proponeva di tener conto e gratificare la volontà di studiare della sua allieva, che emergeva chiaramente dai contenuti dei compiti.
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