L'autobiografia è uno dei metodi attraverso cui un allievo può comprendere se stesso e progettare il proprio futuro. Risulta molto spendibile per una didattica interculturale, poiché, con la narrazione della propria vita, della propria cultura, delle vicende che l'hanno portato in un paese diverso da quello d'origine, il bambino e l'adolescente straniero possono riflettere e farsi capire dagli altri, comunicare esperienze e stabilire relazioni, mantenendo i legami con la propria identità storica e culturale. Il metodo autobiografico attiva nei bambini un processo introspettivo e autoriflessivo, aiuta a ricomporre i momenti della propria vicenda esistenziale, incoraggia ad essere consapevoli del proprio modo di rappresentare se stessi, le cose e gli altri[1].
Duccio Demetrio afferma che le storie di vita, da ascoltare, scrivere, leggere o far leggere ad altri, da raccogliere e custodire, sono pertanto una straordinaria opportunità interculturale; rappresentano forse il momento cruciale di ogni incontro[2]. L'autobiografia risulta un metodo pedagogico ricognitivo, in cui una storia è messa di fronte all'autore legittimo, nel desiderio di autorappresentazione che genera un insieme di eventi condivisi da altri. Attraverso il racconto autobiografico il bambino o l'adolescente italiano o straniero, raccontandosi, costruisce l'immagine di se stesso, degli altri, del mondo in cui vive, mettendo in atto processi cognitivi ed emotivi. Nel momento relazionale dell'incontro, colui che narra si sente riconosciuto e confermato dall'interesse dell'altro, dalla disponibilità di uno sguardo, da parole incoraggianti, dal tempo che gli viene dedicato. Si produce inoltre un «effetto di autostima»: colui che narra acquisisce la consapevolezza di saper narrare e gli viene offerta un'occasione per potersi esprimere meglio; il narratore recupera la propria soggettività attraverso la riscoperta della propria storia di vita e guadagna piacere nell'uso della prima persona.
Il docente, oltre a valorizzare le capacità di espressione orale, deve valorizzare la capacità di scrittura, abituando i suoi allievi - italiani e stranieri - all'esercizio della narrazione e della trascrizione, sollecitando il discente con domande relative alle esperienze fondamentali nella vita di ogni uomo: l'amicizia, lo studio, lo svago, l'amore, il dolore. La scrittura ha in particolare lo scopo di potenziare e di rendere più intensa la capacità di analisi interiore e la consapevolezza di sé, attuando nel narratore un processo di rielaborazione, che si rende necessario per tradurre in forma scritta le proprie riflessioni e i propri pensieri. Nel racconto autobiografico di bambini stranieri possono trasparire emozioni, smarrimento e disorientamento, stupore per nuove scoperte. Il racconto autobiografico, in una didattica interculturale, è fondamentale poiché dalle storie individuali dei singoli alunni emerge ciò che ci unisce, vale a dire gli elementi che sono comuni a ogni biografia di infanzia e di adolescenza, e ciò che ci differenzia, vale a dire tutti quegli elementi che sono specifici della cultura di appartenenza.
Per accettare la cultura degli altri, una cultura che non appartiene alla nostra tradizione e alla nostra storia, è indispensabile innanzitutto conoscersi a fondo, in modo tale che sia possibile mettere in atto un confronto. È necessario cambiare il punto di vista soggettivo per ascoltare, dialogare, comprendere e confrontarsi su un piano di parità, per essere solidali e cooperativi. Per avvicinarsi all'altro bisogna distaccarsi da noi stessi e assumere un'ottica differente. L'autobiografia ci può aiutare, poiché attraverso di essa possiamo riflettere sulle nostre usanze, sui nostri valori, sui nostri comportamenti e paragonarli a quelli di coloro che provengono da altre culture e da altri luoghi.
L'autobiografia insegna anche la decostruzione, ossia il mettersi in discussione, l'allontanarsi da sé, l'abbandono dell'esaltazione della nostra appartenenza, che ci impedisce di capire gli altri e ci ostacola nell'aprirci a nuove esperienze. Solo se diamo all'altro una dignità pari alla nostra, può scaturire la comprensione reciproca e un dialogo fecondo.