la danza

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martedì 18 settembre 2012

nove proposte per una politica sull’immigrazione


sulla base di letture e considerazioni personali, ma soprattutto del rispetto di ogni essere vivente

1 promuovere accordi commerciali che favoriscano anche le economie dei paesi da cui proviene la maggior parte degli immigrati;
2 stabilire politiche di reclutamento di manodopera in modo tale da programmare almeno una parte degli ingressi; il lavoro regolare e la parità di trattamento sono un segno di civiltà e sono, tra l’altro, una misura protettiva contro la concorrenza al ribasso;
3 le istituzioni pubbliche nazionali devono dettare e coordinare precise normative, non più sanatorie, non devono abbandonare gli enti locali alle iniziative di privati e di associazioni di volontariato;
4 promuovere campagne di sensibilizzazione che contrastino stereotipi e luoghi comuni sugli immigrati;
5 favorire l’integrazione garantendo i diritti sociali quali l’assistenza sanitaria, pensionistica e l’istruzione obbligatoria per i figli fino al 18° anno di età; 
6 favorire l’integrazione garantendo i diritti politici, in primis il voto per le amministrative per gli immigrati residenti regolarmente in Italia da 5 anni e la cittadinanza alle seconde generazioni fin dalla nascita;
7 la valorizzazione delle diversità all’interno di regole democratiche condivise e valide per tutti e la promozione dell’interculturalità, attraverso progetti scolastici e programmi televisivi, evitare la ghettizzazione o tentativi di una forzata assimilazione; 
8 la promozione della formazione dei leader religiosi musulmani nelle varie regioni, in modo tale da favorire l’islam progressista;
9 garantire agli immigrati lo stesso trattamento in qualsiasi questura o ufficio comunale,troppo spesso, invece, l’applicazione dei provvedimenti legislativi sono soggetti alla discrezionalità dei funzionari locali.




giovedì 6 settembre 2012

il metodo della scoperta della regola grammaticale secondo MARIA LO DUCA


( una mia sintesi del testo ESPERIMENTI GRAMMATICALI di M. Lo Duca, edizioni Carocci. Metodo adatto sia all'italiano come L1 che come L2 )

Gli studenti vengono guidati a scoprire alcune delle regole dell’italiano che hanno introiettato fin dall’infanzia, ma di cui non hanno ancora una conoscenza pienamente consapevole, articolata ed esplicita.
Si pongono alla classe una o più domande che stimolino la riflessione, la ricerca di una soluzione e la manipolazione. Per esempio: è proprio vero che in italiano il soggetto concorda sempre con il predicato verbale? In italiano l’articolo precede sempre il nome?
Dopo aver posto il problema con una domanda, il docente esorta gli alunni a raccogliere dati ed esempi, sia dalla lingua parlata che da quella scritta ( giornali, libri di testo, web, ecc. ). A casa o in classe gli studenti trascrivono le citazioni scelte e indicano la fonte dalla quale sono tratte. Si noterà che non sono abituati a prestare attenzione agli aspetti formali della lingua parlata, tanto più a trarre dati ed esempi. Tradizionalmente la grammatica interessa solo l’italiano scritto.
Alla lezione successiva si portano i dati raccolti, sottoponendoli ad una riflessione collettiva dalla quale emergeranno una o più ipotesi. L’insegnante resiste alla tentazione di dare delle risposte, ascolta sempre con attenzione gli interventi di ogni alunno e ne sottolinea i passaggi utili a far progredire il lavoro collettivo; indirizza l’attenzione su aspetti giudicati importanti  per la soluzione del problema  ma non sufficientemente colti dalla classe; fornisce criteri di analisi e selezione  dei materiali e delle proposte; ripete e riformula singoli interventi , o passaggi, per renderli più chiari ed utilizzabili, da parte di tutti, nel prosieguo della discussione. Funge da facilitatore.
Dati, ipotesi e conclusioni vanno raccolti in un quaderno. Il docente nel corso dell’anno scolastico induce il miglioramento costante dell’organizzazione dei contenuti, della correttezza  delle formulazioni linguistiche e della precisione della terminologia, suggerendogli termini più tecnici ( così facendo favorisce l’acquisizione del metalinguaggio ).   
Dopo aver adottato questo metodo di scoperta, il docente può ricorrere al libro di testo per una riflessione più generale e tradizionale, poiché in questo modo si dà organicità alle conoscenze. Non si può far grammatica senza un libro di testo, lo studente ha bisogno di sistemare le sue conoscenze e di apprendere la metalingua.    

mercoledì 5 settembre 2012

sradicamento e crisi d'identità in versi


Moammed è un giovane arabo che lascia il suo paese per trasferirsi a Parigi, in cerca di fortuna. Rinuncia alle proprie origini con la speranza di integrarsi nel nuovo paese.  Cambia il suo nome, comincia farsi chiamare Marcel.
La solitudine e il senso di esclusione lo vincono. Decide di togliersi la vita. Solo il poeta Ungaretti,  suo amico, sa che è vissuto Moammed e lo ricorda in questo celebre componimento.

In memoria

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria

Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere il canto
del suo abbandono

L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse.



giovedì 19 luglio 2012

una cooperativa per l'ecosostenibilità e l'inclusione




Nella città di Perugia la Cooperativa edilizia “ Tutti Per Uno ” è davvero speciale! Si tratta di una cooperativa autogestita che persegue fondamentalmente due finalità: ecosostenibilità e inclusione sociale dei cittadini stranieri.
Quarantasei soci di diverse nazionalità, italiana e non, con un reddito medio-basso,  prestano il proprio lavoro, volontario e non retribuito, nella costruzione di un complesso edilizio che sarà loro destinato, riuscendo così a contenere fortemente i costi di costruzione della casa. Tale esperienza si presenta come un laboratorio di democrazia e di convivenza civile, in cui i soci partecipano alla progettazione e alla realizzazione degli spazi abitativi, si abituano a lavorare insieme e cooperano fra loro, attuando forme di solidarietà reciproca e di mediazione, che facilitano la collaborazione, l’incontro e il dialogo tra le famiglie, soprattutto in prospettiva di iniziative future volte a creare un’autentica comunità sostenibile. Il progetto è diventato un esempio tangibile di uno stile di vita ecologico e un modo di costruire sostenibile basato sul risparmio energetico, a partire dall’utilizzo di materiali di costruzione di alta qualità e dall’impiego di pannelli fotovoltaici, per concludere con la prospettiva di una sinergia e collaborazione tra famiglie che consenta una cogestione consapevole delle risorse e dei consumi.
Lo scorso 30 giugno sono stati consegnati 46 alloggi a schiera. Si tratta della seconda esperienza, dopo quella del 2002 con 14 alloggi.  

sabato 5 maggio 2012

a senzatomica



Da gennaio fino a giugno del 2011 ho insegnato la lingua italiana agli immigrati adulti presso la Scuola del Progetto Arcobaleno di Firenze, dove la responsabile mi ha dato subito fiducia affidandomi una classe di livello elementare. Ho iniziato così una nuova esperienza non solo didattica, ma soprattutto umana, da insegnante volontario. Ho toccato il vissuto di persone che sono fuggite da condizioni dolorose segnate dalla guerra, dalla povertà, dalla perdita della propria famiglia, dalla prostituzione e dalle violenze sessuali. Nonostante tutto, lottano e ti offrono il loro sorriso e la loro speranza.
Contemporaneamente nell'ambito della mostra Senzatomica per il disarmo nuclerare, organizzata dall'organizzazione buddista Soka Gakkai, sono entrato nello staff PROMOZIONE NELLE SCUOLE.  La prima scuola che ho contattato è stata quella in cui lavoravo: la scuola media di Scarperia. La Preside ha preso parte con entusiasmo all'inaugurazione della mostra e due classi, accompagnate da me e da altri tre colleghi, sono state nel complesso delle Pagliere. Ad un certo punto mi sono chiesto: perché non promuovere la mostra anche presso la Scuola Progetto Arcobaleno? Perché escluderla? La scarsa competenza linguistica dell’italiano non deve essere un ostacolo! Altro che ostacolo! Gli studenti adulti della mia classe hanno accolto con piacere la mia  proposta e la guida, che ha illustrato i pannelli,  è stata fantastica. Ha controllato il linguaggio scegliendo termini semplici e costruendo solo frasi  coordinate. Con una voce ferma e calda ha mantenuto alta l’attenzione tutto il tempo. Ero stupito, mi dicevo: è proprio brava! Potrebbe venire a fare il mio lavoro! Dopo la visita, da una compagna di fede ho scoperto che si trattava di una scrittrice buddista, il meglio che ci poteva capitare. Alla fine della visita ho proposto di scattare una foto, che ho pubblicato sulla pagina facebook dedicata alla mostra.
Qualche giorno dopo sono  stato contattato dal Direttore della mostra Daniele Santi. La foto era piaciuta molto ad alcuni responsabili del Giappone, i quali mi chiedevano la possibilità di pubblicarla nel paese nipponico. Ero felice per quell’apprezzamento. Accanto alla foto avevo scritto: “ a Senzatomica oltre ogni frontiera linguistica”. C’erano, però, le liberatorie da far firmare a ciascuno studente. Erano scritte in inglese. Prima dell’inizio di una nostra lezione, si sono fidati  della mia traduzione e spiegazione e hanno firmato. Lo stesso giorno mi sono precipitato al Kaikan per spedire in Giappone quelle liberatorie. Quella foto è volata in Giappone. Una foto fatta di persone interdipendenti e provenienti da ogni parte del mondo che con la loro visita a senzatomica hanno espresso il loro sì al disarmo nucleare e alla pace.

in viaggio con la scrittura





Giovedì 3 maggio si è svolta nel Salone dei Cinquecento del Palazzo Vecchio di Firenze la premiazione di “Chi scrive, chi legge”, il concorso di scrittura rivolto alle scuole di Firenze e provincia. Si tratta della tredicesima edizione di un concorso promosso dall’Istituto comprensivo Ghiberti, dall’assessorato all’educazione del comune di Firenze e dall’Ufficio scolastico regionale.
Tra i ragazzi premiati c'erano sette miei alunni della Scuola secondaria di primo grado “Ippolito Nievo” di San Casciano:  le alunne di 1C Bianca Maranghi e Marta Bencini con un libretto tascabile di andata e ritorno nello Spazio, gli alunni di 2C Emanuele Ciampi, Tommaso Bollini e Samuele Campolmi con un viaggio nell’Inferno dantesco e, infine, Akshay Ciciliani e Egor Gianni di 2B con la partenza dall’India alla ricerca di una speranza rinunciando agli affetti.

martedì 17 aprile 2012

un social happening per l’integrazione



L’anno scorso ho organizzato un social happening in piazza Santa Croce a Firenze per promuovere l’integrazione degli immigrati in Italia. Per chi volesse riproporlo nella propria città, ecco alcune semplici indicazioni.

Scopo dell’evento è l’espressione del proprio sì:

all’integrazione per costruire una società pacifica e per valorizzare le diversità culturali,

alla regolarizzazione dei flussi per garantire un’accoglienza dignitosa e una prospettiva dignitose,

a politiche sull’immigrazione strutturate e lungimiranti;

… del proprio no:

all’istigazione al razzismo per opera dei mass media, che mettono in risalto i fatti di cronaca di cui sono protagonisti gli immigrati,

ai flussi incontrollati e agli atteggiamenti xenofobi da parte di forze politiche che siedono nelle istituzioni locali e nazionali.

Svolgimento del social happening:

I fase

si sventolano le bandiere italiane e quelle dei paesi esteri;

II fase

su un telo steso a terra si scrive al centro “ accoglienza dignitosa e integrazione “, poi tutto intorno si disegnano e si colorano le 8 bandiere delle comunità più presenti in Italia: Romania, Albania, Marocco, Cina, Ucraina, Filippine, India e Polonia. Vanno coinvolti soprattutto i bambini.

domenica 15 aprile 2012

incontro con Yors Lina Hedhili, coordinatrice giovani Anolf Firenze
















ASCOLTA UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO

Concorso nazionale di scrittura per ragazzi

Lunedì 2 aprile è venuta in classe Lina, una ragazza tunisina di 23 anni, a parlarci del suo paese di origine e della sua vita qui in Italia. Da 4 anni frequenta il corso di laurea in giurisprudenza all’Università di Firenze. Fin da piccola ha desiderato fare lo stesso lavoro della madre: l’avvocato. Ha scelto Firenze perché c’era già stata come turista e le era piaciuta.

Arrivata a Firenze, è andata a vivere alla Casa dello studente di Careggi. Ha trovato gli studenti suddivisi in gruppi a seconda dell’etnia. La situazione è cambiata poco dopo: in seguito al taglio delle borse di studio, la maggior parte dei giovani ha deciso di occupare la sala studio per un intero mese in segno di protesta. Grazie a questa condivisione e a questa lotta comune, si sono resi conto di stare bene tra di loro e di andare d’accordo. È nato lo SMU, ossia Studenti Multietnici Uniti, un gruppo in cui ognuno parla della propria Terra Madre e il mercoledì si guarda un video su un determinato paese.

Lina proviene da Tunisi, la capitale della Tunisia, un paese del Nord Africa. La Tunisia è vicinissima al territorio italiano, basta pensare che è a soli 70 km dall’isola di Pantelleria.

Ci ha incuriositi raccontandoci molte tradizioni del suo paese. I festeggiamenti di un matrimonio durano fino ad una settimana, a seconda delle possibilità economiche della famiglia e, la sposa, nei giorni che precedono tale evento, deve indossare abiti tradizionali della propria città. A Cartagine c’è un importante festival, simile al nostro Sanremo, vi partecipano artisti conosciuti anche in Italia. Cartagine è stata un’importante città dell’Impero Romano. Si parla il dialetto tunisino, costituito da molte lingue, mentre tutti studiano il francese e l’arabo. La religione praticata è l’islam, che influenza l’arte e l’architettura delle città. Parlando di cucina, il piatto tipico è il couscous, adesso molto diffuso anche in Italia, dove viene preparato in modo un po’ diverso, ci ha confessato che quello italiano è passabile e detto da lei è un bel complimento! Una cosa che ci ha stupito e non poco è il modo con cui i tunisini capiscono se la pasta è cotta al punto giusto: la lanciano contro il muro, se rimane attaccata è pronta, altrimenti va ricotta. Considerando che la Tunisia è al 3° posto per la produzione di pasta, poveri muri! Per quanto riguarda i rapporti economici con il nostro paese, molti imprenditori aprono fabbriche e negozi in Tunisia, poiché il dinaro, la moneta locale, vale meno dell’euro e la manodopera costa molto meno. In Tunisia si seguono le mode italiane.

Ogni paese ha diverse ambasciate all’estero. Presso l’ambasciata tunisina a Roma, Lina rinnova il passaporto e richiede qualsiasi altro documento. Tramite le ambasciate si creano le scuole di lingua e si promuove la cultura di un paese.

Lina sostiene che la provenienza geografica non debba influire sulle amicizie, occorre essere aperti di fronte alle diversità culturali, queste arricchiscono un rapporto, non debbono creare separazioni. Per lei la Tunisia è il paese madre , dove si trovano i suoi amici e la sua famiglia, ma considera l'Italia il paese zia, perché è comunque importante la terra dove abiti e studi, naturalmente senza scordarsi delle proprie origini.

Alla fine del nostro incontro abbiamo visto un video realizzato da lei. Era costituito da molte immagini: il cibo tipico, molti palazzi (sia nuovi che antichi), delle vecchie decorazioni arabeggianti, feste e balli, interni di case e ristoranti, fantastici paesaggi, grandi piazze e la bandiera tunisina. Come sottofondo una tipica musica senza parole.

L'incontro è stato interessante, abbiamo capito che persone come Lina, che hanno vissuto in due paesi diversi, hanno parecchio da raccontarci e noi molto da imparare da loro. Sono state molto interessati le cose di cui ha parlato, ci piace ascoltare le storie di chi ha dovuto darsi da fare per ottenere il meglio nella vita.

Abbiamo conosciuto un nuovo paese del Mediterraneo.

Classe 2 C, San Casciano.


ASCOLTA UNA STORIA CHE VIENE DA LONTANO

Concorso nazionale di scrittura per ragazzi

Lunedì 2 aprile è venuta a parlare con noi alunni della classe 2’ B una ragazza di nome Lina. Ha 23 anni ed è nata in Tunisia, nel Nord Africa. Studia da 4 anni in Italia per diventare avvocato, lo stesso lavoro di sua madre.

Ci ha spiegato che la Tunisia è diversa dall'Italia per molte cose, soprattutto la lingua, la moneta e alcuni modi di vivere. A scuola studiano l’arabo e il francese, però parlano il tunisino che è un dialetto dell'arabo. La moneta è il dinaro che vale un po' meno dell'euro. Ha parlato del cibo: anche loro mangiano pizza e pasta come noi. È il terzo paese che mangia più pasta. L’Italia e la Tunisia hanno avuto un po' di storia in comune essendo state tutte e due sotto l'Impero Romano, c’è un bellissimo Colosseo che si trova a El Jam. Ci ha colpito che fra la costa tunisina e un'isola italiana di nome Pantelleria ci sono solo 70 km, la stessa distanza che c’è tra Firenze e Pisa. Stranamente in Tunisia si sentono e si vedono programmi radiofonici e televisivi italiani a causa della vicinanza geografica.

Dai racconti di Lina possiamo dedurre che la Tunisia è un paese ricco di storia, anche se non sempre ce ne rendiamo conto.

Lina ha definito la Tunisia come la sua mamma e l’Italia come una zia. Il momento che ci ha fatto più pensare di questo incontro è stato quando lei ci ha spiegato come considera il mondo: lo vede come una spirale dove ogni paese è collegato ad un filo che unisce tutti i paesi del mondo, quindi tutti siamo uniti.

È stato un incontro interessante perché abbiamo capito davvero che gli abitanti di questa Terra non sono così diversi e distanti come qualche volta ci fanno credere. Anche se parliamo lingue diverse e abbiamo tradizioni molto diverse, conoscendo meglio un popolo, ci accorgiamo che le differenze sono davvero poche.

Lina, essendo in Italia da alcuni anni, tutte le volte che torna nel suo Paese si sente un ospite perché ora il suo Paese è l’Italia. È contenta di vivere questa sua esperienza a Firenze. Le auguriamo buona fortuna.


Classe 2 B, San Casciano.

mercoledì 11 aprile 2012

i miei alunni lavorano sulla lingua e la cultura italiana

Un video che raccoglie i lavori svolti da due mie classi: 1 C e 2 C ( a.s. 2011/12 ). I temi:
- lessico ed esercizi di lingua italiana per stranieri;
- alcuni aspetti culturali e artistici di Firenze e San Casciano in Val di Pesa.

lunedì 2 aprile 2012

ascolto e scrivo una storia che viene da lontano

Lunedì 2 aprile i miei studenti ( classi 2 B e 2 C ) iniziano a lavorare per il concorso di scrittura " Ascolta una storia che viene da lontano", organizzato da Terre di mezzo e dalla Grande fabbrica delle parole. Invito in classe Yors Lina Hedhili, giovane studentessa tunisina iscritta alla facoltà di giurisprudenza di Firenze e coordinatrice dei giovani dell'Anolf di Firenze.

I ragazzi ascoltano con attenzione e interesse la storia di Lina. A 19 anni decide di venire in Italia per studiare legge all’università. Sceglie Firenze che ha già conosciuto come turista nel periodo liceale. Va a vivere nella casa dello studente, dove trova gruppi di giovani suddivisi in base all’origine. La sua apertura e la voglia di unire le diversità la spronano a darsi da fare, attraverso attività come il cineforum e l’organizzazione di feste promuove una rete sociale interculturale all’interno della residenza universitaria. Nonostante studi l’italiano a Tunisi, dove consegue due certificazioni di livello C1 sia presso la Scuola Dante Alighieri che presso il Centro Culturale Italiano, trova delle difficoltà nella comprensione delle lezioni con un uso massiccio di termini del linguaggio giuridico. Dichiara di sentirsi a suo agio a Firenze fin dal primo giorno e di non aver associato alcuna problematica relazionale al suo essere non italiana.

Mette in risalto alcuni punti in comune e le differenze fra la Tunisia e l’Italia. I ragazzi sono attratti dalle differenze, ma nello stesso tempo i tratti che accomunano i due paesi fanno percepire Lina come una studentessa e basta. La diversità culturale va intesa come arricchimento culturale, non come ostacolo alle relazioni umane e addirittura come causa di contrasto. Un video di pochi minuti mostra le bellezze artistiche e naturali tunisine, i piatti tipici, i mercati e la gente. Le immagini sono accompagnate da un vivace pezzo musicale apprezzato dalle due classi.

I ragazzi sono appassionati dal racconto di Lina, si comportano con rispetto e pongono domande interessanti. Alla fine dell’incontro, Lina lascia loro un simpatico dono da parte dell’associazione ANOLF GIOVANI di Firenze.

sabato 24 marzo 2012

interreligiosità ambientalista

“ Egli è Colui Che fa scendere l'acqua dal cielo, con la quale facciamo nascere germogli di ogni sorta, da essi facciamo nascere vegetazione e da essa grani in spighe e palme, dalle cui spate pendono grappoli di datteri. E giardini piantati a vigna e olivi e melograni, che si assomigliano, ma sono diversi gli uni dagli altri. Osserva i frutti quando si formano e maturano. … Non spargete la corruzione sulla Terra, dopo che è stata resa prospera. ”

Dal Corano.

" Le dieci direzioni sono l'"ambiente" e gli esseri viventi sono la "vita". L'ambiente è paragonabile all'ombra e la vita al corpo. Senza il corpo non può esistere l'ombra e senza vita non c'è ambiente. Inoltre, la vita è modellata dall'ambiente. Gli occhi sono plasmati dall'oriente, la lingua dal meridione, il naso dall'occidente, gli orecchi dal settentrione, il corpo da tutte e quattro le direzioni e la mente dal centro. Perciò quando i cinque organi di senso degli uomini si guastano, scuotono le quattro direzioni e il centro e, come sintomo della conseguente distruzione della terra, per prima cosa le montagne franano, l'erba e gli alberi appassiscono e i fiumi si prosciugano. ”

Dal Gosho "Sui presagi" del monaco buddista Nichiren Daishonin.

Laudato si’ mi’ Signore, per sora luna e le stelle,
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’ mi’ Signore, per frate vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le tue creature dai sustentamento.

Laudato si’ mi’ Signore, per sor aqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’ mi Signore, per frate focu,
per lo quale ennallumini la nocte,
et ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’ mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.

Dal Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi.

domenica 18 marzo 2012

il mio velo era come un semaforo

Sofia, una giovane donna egiziana che vive a Roma, scrive:

“ I primi tempi in Italia sono stati durissimi. Quando uscivo per strada la gente mi guardava con una morbosità quasi ossessiva. Mi chiedevo: ma sto andando in giro nuda, per caso? E poi negli occhi delle persone vedevo spesso fastidio, disagio, insofferenza e timore. E mi chiedevo: perché hanno paura di me?
Dopo un po’ di tempo ho scoperto la risposta. Il mio velo era come un semaforo davanti al quale la gente deve fermarsi. Quella sosta obbligata era il momento ideale per scaricare tensioni, paure, inquietudini, ansia eccetera eccetera. Le persone avevano bisogno di sfogarsi. Ero come il sacco di sabbia che i pugili usano per allenarsi. In realtà, quando camminavo per le strade di viale Marconi non ero mai sola. Ero sempre a braccetto con tanti accompagnatori fantasma: i loro nomi? Jihad, guerra santa, kamikaze, undici settembre, terrorismo, attentati, Iraq, Afghanistan, Torri Gemelle, bombe, undici marzo, al-Qaeda, talebani. E chi più ne ha più ne metta. Insomma, ero una sorta di Bin Laden travestito da donna! La gente doveva aver paura per forza. Così a poco a poco me ne sono fatta una ragione. Dovevo resistere per non isolarmi fra le quattro mura domestiche, una via che porta direttamente alla depressione. “

Dal libro DIVORZIO ALL’ISLAMICA A VIALE MARCONI di Amara Lakhous ( antropologo algerino laureato in antropologia a La Sapienza di Roma ), pag. 62.

lunedì 12 marzo 2012

quale italiano insegnare?

L’insegnamento dell’italiano a stranieri non può orientarsi verso un modello di lingua solo standard. La scelta di una o più varietà di lingua da presentare in classe, sia nel parlato che nello scritto, va fatta prima di tutto considerando i bisogni e le motivazioni dell’apprendente. Un immigrato adulto deve essere messo in grado anche di capire le varietà linguistiche locali (italiano regionale e dialetto) che incontra per strada e sul lavoro, poiché le sue interazioni quotidiane avvengono prima di tutto con le persone del posto.

La varietà linguistica più utilizzata oggi è l’italiano dell’uso medio (o neo-standard), una varietà che nel repertorio linguistico viene subito dopo l’italiano standard. È l’italiano usato in situazioni di media formalità ed informalità, sia parlato che scritto, l’italiano usato dai mass media e dalla stragrande maggioranza di italiani con una cultura medio-alta sul lavoro, in famiglia e a scuola.

Ma è in atto un grande cambiamento nell’ambito del repertorio linguistico italiano. L’italiano dell’uso medio è in fermento, fa da mediazione tra la parte alta e quella bassa del repertorio, poiché da una parte assorbe tratti di varietà inferiori come quelli dell’italiano regionale che si regolarizzano, dall’altra sono alcuni suoi stessi tratti ad essere assorbiti dall’italiano standard. Proprio a causa di quest’ultimo fenomeno, l’italiano di uso medio viene detto anche italiano neo-standard, alcuni linguisti parlano di ristandardizzazione, di un italiano standard che si sta allargando accogliendo caratteristiche di quello di uso medio. È un cambiamento ancora in atto, non si può ancora prevedere quale sarà il volto della nostra lingua fra qualche decennio, ma è certo che la lingua parlata e la lingua scritta si avvicineranno sempre di più e gli effetti già sono evidenti oggi. Basta comunque consultare un libro di grammatica italiana di recente pubblicazione per notare che tratti dell’italiano di uso medio non sono considerati più errori linguistici.

Con estrema sintesi si può affermare che, ad una classe di immigrati adulti, vanno presentate la varietà più utilizzata nelle comunicazioni, ossia l’italiano di uso medio, e le varietà locali. L’italiano di uso medio in un corso elementare va semplificato e graduato. Fatta eccezione per i livelli avanzati ed intermedi, è meglio didatticamente offrire una gamma non troppo ampia di varietà, evitando così un conseguente disorientamento e una demotivazione. Dalla selezione dell’input linguistico eseguita dal docente, dipende buona parte del successo o relativo insuccesso di un corso.

Per comprendere meglio questa evoluzione linguistica, avanziamo per gradi, prima di tutto visualizziamo il repertorio delle varietà linguistiche elaborato da Sabatini, poi consideriamo alcune caratteristiche dell’italiano dell’uso medio, infine diamo un’occhiata alla tabella che mette a confronto espressioni dell’italiano di uso medio con quelle dello standard.

Repertorio delle varietà linguistiche di Sabatini:

1 italiano standard

2 italiano dell’uso medio (o neo-standard)

3 italiano regionale delle classi colte

4 italiano regionale delle classi popolari

5 dialetto regionale o provinciale

6 dialetto locale

Alcune tratti dell’italiano di uso medio:

- distinzione stentata tra vocali chiuse e aperte secondo il modello toscano;

- mancata distinzione tra ‘s’ sorda e ‘s’ sonora;

- uso di’gli’ pronome dativale anche al posto di ‘le’;

- uso della particella ‘ci’ come rinforzo semantico e fonico alle voci verbali, es. non ci capisco, non ci sento;

- l’enfasi, cioè la focalizzazione dell’informazione che rappresenta il dato nuovo,attraverso particolari costruzioni sintattiche:1) posporre il soggetto al verbo affinché l’informazione nuova sia il soggetto, es. Canta Mario (per dire canta Mario, non Fabrizio o Luigi); 2)la tematizzazione o la successione tema-rema, il tema per evidenziarlo viene posto all’inizio o alla fine di una frase e ripreso mediante un pronome nella stessa frase (il tema è l’argomento di cui si parla mentre il rema è l’informazione nuova,) es. i soldi te li ho dati (tematizzazione a sinistra); vorrei conoscerli, i tuoi figli (tematizzazione a destra); 3) caso estremo della tematizzazione è l’anacoluto, il tema non ha alcun raccordo sintattico con il rema, es. Giorgio, non gli ho detto nulla; 4) si scinde la frase in due proposizioni, di cui la prima col verbo essere enfatizza il nuovo, es. è Mario che canta;

- il ‘che’ polivalente, connettivo generico con molte funzioni, con valore temporale, finale, consecutivo o causale;

- scarso uso del congiuntivo, laddove andrebbe utilizzato è rimpiazzato dall’indicativo;

- la costruzione dei verbi con forma pronominale per indicare una più forte partecipazione affettiva o di interesse, es. Luca si è mangiato mezza torta, mi bevo un caffè, mi sono fatto una splendida passeggiata.

sabato 4 febbraio 2012

dati e bisogni dell'immigrazione a Firenze

La presenza degli immigrati nella città di Firenze è notevole, basta considerare alcuni dati. Alla Questura si presentano in media 200 persone al giorno per richiedere o rinnovare il permesso di soggiorno. La popolazione residente si attesta a 372.826 persone, di cui 51.007 sono straniere ( dati dell’Ufficio Comunale di Statistica, maggio 2010 ). La comunità più numerosa è quella dei rumeni, seguita da quelle dei cinesi, albanesi, peruviani, filippini e cinesi. Tra i cittadini europei più presenti il primato spetta ai tedeschi, seguiti da inglesi e francesi. Da un punto di vista religioso si registra un 34% di musulmani, un 29,9% di cattolici, un 6,4% di religioni orientali e un 7,4% di altre religioni.

I quartieri più cosmopoliti sono il centro storico e il quartiere 5. Il numero degli irregolari si può stimare come pari a 1/3 dei regolari. Nel 2009 in città sono nati 938 bambini che hanno almeno un genitore di origine straniera. L’Ufficio Comunale di Statistica prevede che nel 2025 i residenti supereranno complessivamente le 390.000 unità. Firenze sarà una città più multietnica e meno anziana, grazie soprattutto ai figli degli immigrati.

Questi numeri rendono indispensabili le politiche ben strutturate e lungimiranti per favorire l’integrazione, non più provvedimenti occasionali e puramente assistenzialistici. Si deve lavorare sul riconoscimento del diritto di voto per le elezioni amministrative, sulla prevenzione di scontri e fenomeni di discriminazione e sull’alfabetizzazione con corsi gratuiti di lingua italiana. Resta aperta una questione molto sentita da numerose associazioni e istituzioni locali: la necessità di riformare la Legge n. 91 del 5 febbraio del 1992.

Alcuni governi europei, tra cui quelli di Svezia e Finlandia, da diversi alcuni anni hanno lanciato i cosiddetti PROGRAMMI INTRODUTTIVI per la fase iniziale del soggiorno degli immigrati. Tali programmi sono stati adattati e adottati dai singoli comuni. In linea generale, Firenze potrebbe disporre un suo programma che preveda:

1 l’insegnamento della lingua;

2 l’orientamento civico ( questioni pratiche e amministrative, come l’accesso alle attività socio-economiche e culturali );

3 la formazione professionale per l’inserimento nel mercato del lavoro.

Gli enti pubblici devono impegnarsi per rendere i loro servizi sempre più accessibili agli immigrati. Un primo passo sarebbe stabilire la competenza interculturale come un requisito per l’assunzione del personale interno; una tale competenza permette di garantire qualità ed efficienza nell’assegnazione dei fondi alle associazioni per i loro progetti sull’integrazione e nell’attuazione di un programma introduttivo.

giovedì 26 gennaio 2012

uno ius 91 assurdo

Con la Legge del 5 febbraio 1992 n. 91 sulla cittadinanza, un bambino nato in Italia da genitori stranieri può diventare cittadino italiano solo dopo il compimento del 18° anno di età, se lo richiede e se risulta ininterrottamente residente sul suolo italiano senza cancellazioni all’anagrafe dalla residenza di 6 mesi e se, all’atto dell’acquisto, è residente e fa parte del nucleo familiare di origine. UNA NORMA TROPPO RESTRITTIVA!
CASO PARADOSSALE: i bambini, che nascono da genitori stranieri nati anche loro in Italia, si ritrovano senza alcuna cittadinanza!!! Per questi casi, l’ITALIA SONO ANCH’IO prevede la concessione della cittadinanza immediatamente!
L’Italia nel 1992 non ha ratificato la Convenzione di Strasburgo alla lettera C, che riguarda il diritto di voto amministrativo per gli stranieri regolarmente residenti.
UNA PRECISAZIONE: con la proposta L’ITALIA SONO ANCH’IO, una coppia di stranieri non può ottenere la cittadinanza del nascituro semplicemente programmando la sua nascita in Italia, poiché uno dei due adulti deve rispondere al requisito di legalità del soggiorno di almeno un anno.
BASTA CON I TEMPI LUNGHI! Si propone che i procedimenti amministrativi per l’acquisizione della cittadinanza abbiamo un termine massimo improrogabile di 24 mesi. Non è possibile accettare tempi lunghi con un’alta discrezionalità! In caso di superamento dei tempi stabiliti l’istanza si considera accolta.
Per i dettagli delle proposte di legge della campagna sulla cittadinanza L’ITALIA SONO ANCH’IO, si rinvia al seguente link: http://www.litaliasonoanchio.it/index.php?id=572

mercoledì 4 gennaio 2012

un bugiardino per i sintomi ortografici più comuni

Sì!

No!

Qual è …… ( è un troncamento, non un’elisione )

Qual’è

Un po’ ( è un troncamento particolare poiché si scrive con l’apostrofo )

Un pò

Un amico ( l’articolo maschile singolare non si scrive mai con l’apostrofo )

Un’amico

Fu ( terza persona singolare del passato remoto del verbo essere ), sta, sto.

Fù, stà, stò.

Piogge (la ‘g’ è preceduta da un’altra consonante)

Pioggie

Camicie ( la ‘c’ è preceduta da una vocale)

Camice

Soqquadro ( è l’unica parola con la doppia ‘q’ )

Socquadro

Claudia ti dà una mano ( la voce verbale ‘dà’ con l’accento per non confondersi con ‘da’ preposizione semplice )

Cluadia ti da una mano

Non voglio né la carne né il pesce ( la negazione ‘né’ con l’accento per non confondersi con ‘ne’ pronome, p.e. “non ne ho più” )

Non voglio ne la carne ne il pesce.

Ha portato con sé il suo gatto ( il pronome ‘sé’ con l’accento per non confondersi con ‘se’ congiunzione, p.e. “ci vado se viene anche lui” )

Ha portato con se il suo gatto.

Sì, ho capito ( l’avverbio ‘sì’ con l’accento per non confondersi con ‘si’ particella pronominale, p.e. “si lava di denti la sera” )

Si, ho capito

Versami un po’ di tè ( il sostantivo ‘tè’ con l’accento per non confondersi con ‘te’ pronome personale complemento, p.e. “partirei con te” )

Versami un po di te

martedì 3 gennaio 2012

posso facilitare l'apprendimento della lingua italiana con gli audiovisivi

La lingua italiana viene appresa in maniera spontanea attraverso la televisione a Malta e in Albania. Gli Albanesi sono spinti dal miraggio di un paradiso economico sull’altra costa, mentre i Maltesi dalla preferenza dei programmi italiani rispetto a quelli locali. Nell’isola di Malta la lingua nazionale è il maltese, una lingua semitica, ma si parla anche l’inglese, poiché fino al 1964 l’isola è stata una colonia britannica. Studi condotti recentemente sull’isola affermano che l’italiano ha un ruolo di notevole rilievo tanto che non si può considerare una lingua straniera qualsiasi. Chi è esposto regolarmente all’italiano, riesce ad acquisire un’ottima competenza per quanto riguarda la comprensione orale della lingua italiana, buone o sufficienti risultano invece le competenze per la produzione orale. L’esperienza maltese dimostra che i mezzi di comunicazione possono essere uno strumento didattico di grande importanza nell’insegnamento di una lingua straniera.

Gli audiovisivi riproducono suoni ed immagini, permettendo contemporaneamente di udire e di vedere. Presentano visivamente un contesto e fanno perno sulla dinamica situazionale per aiutare la comprensione. Lo studente riceve un input uditivo e visivo. Sono considerati audiovisivi:

- i video didattici,

- le registrazioni autentiche,

- i film,

- le previsioni del tempo,

- la pubblicità,

- i telegiornali.

Per insegnare la lingua italiana con gli audiovisivi occorre:

- saper selezionare i modelli linguistici e culturali più adeguati ai propri studenti;

- saper didattizzare i diversi materiali audiovisivi.

I video sono disponibili con CD-ROM, DVD, televisione e internet. Si possono scegliere video didattici o si può costruire un nuovo materiale registrando, per esempio, una trasmissione televisiva.

Attraverso i video si possono far notare le diverse varietà linguistiche dell’italiano ( repertorio delle varietà linguistiche di Sabatini:1 italiano standard, 2 italiano dell’uso medio o neo-standard, 3 italiano regionale delle classi colte, 4 italiano regionale delle classi popolari, 5 dialetto regionale o provinciale,

6 dialetto locale). Un film doppiato presenta un italiano dell’uso medio o standard, un talk show un italiano dell’uso medio molto informale, un film ambientato a Roma un italiano regionale delle classi popolari.

Bisogna soffermarsi anche sulle componenti non verbali del video:

- l’intonazione,

- il ritmo,

- i gesti,

- le distanze fra gli interlocutori,

- gli oggetti,

- stili di vita e modelli comportamentali.

L’insegnante, nella prima fase della sua lezione, presenta l’argomento del video e, se lo ritiene necessario, trascrive alla lavagna alcune parole-chiave. La durata della visione del video è estremamente variabile, può trattarsi di un intero film di due ore, solo di una scena o di un dialogo. La visione è seguita prima da esercizi per la comprensione globale ( domande a risposta aperta, domande a scelta multipla, domande del tipo vero/falso, elementi da riordinare, transcodificazioni, griglie da riempire ), poi da esercizi più analitici ( domande su specifici aspetti grammaticali, testuali e socioculturali, lavoro sulla trascrizione del sonoro con esercizi di cloze, incastro o abbinamento, con la ricostruzione di battute di una conversazione o il riordino e l’inserimento in una griglia di determinati elementi incontrati nel testo ). Ogni studente, successivamente, può ripetere o interpretare in maniera creativa i dialoghi ascoltati, discutere il tema del filmato, agire linguisticamente in situazioni simili a quelle presentate, descrivere personaggi o ambienti, riferire ciò che ha compreso, formulare ipotesi sull’inizio o gli sviluppi della vicenda, scrivere una sceneggiatura alternativa.

Occorre tener conto di un problema in ordine all’uso degli audiovisivi per la fase di comprensione: si rischia quasi sempre che la comprensione di un video avvenga attraverso gli occhi più che attraverso uno sforzo esclusivamente linguistico.

L’uso degli audiovisivi nella didattica:

- permette un’efficace presentazione degli aspetti culturali del paese di cui si studia la lingua;

- offre la possibilità di fermare e ripetere le scene presentate;

- favorisce la comprensione delle varietà sociolinguistiche;

- costituisce un elemento importante nella fase di motivazione di un’unità didattica;

- può risultare un’occasione per introdurre in una classe materiale autentico