Sia il parlante nativo, sia il parlante straniero, adottano delle strategie finalizzate a favorire la loro interazione, che ovviamente è sbilanciata. Il primo padroneggia la lingua e la semplifica per favorire la comprensione da parte del suo interlocutore, sottolinea con la voce la parola chiave, gesticola, ricorre alle ridondanze e alla riformulazioni, usa i verbi in forma attiva, cerca di utilizzare gli stessi termini e non sinonimi. Ovviamente per utilizzare tutte queste strategie, deve aver ricevuto una formazione glottodidattica, il suo linguaggio sarà didattizzato; in caso contrario sarà in grado di ricorrere solo ad alcune strategie. Spinge a ragionare l’apprendente sulle sue produzioni e gli offre un’occasione di apprendimento.
ll parlante straniero, invece, cerca di arrangiarsi sforzandosi di utilizzare tutti gli strumenti a disposizione, si appoggia a competenze già strutturate e consolidate, che gli derivano dalla conoscenza della sua lingua materna o di eventuali altre lingue pregresse. Ricorre alla semplificazione, alla ridondanza e alla perifrasi. Il suo italiano presenta carenze lessicali, grammaticali e sintattiche, pertanto cerca di rimediare contando molto anche sul linguaggio non verbale.
Entrambi i parlanti ricorrono alla semplificazione e alla ridondanza, ma il primo attua una semplificazione mettendo in pratica regole con consapevolezza, mentre lo straniero costruisce strutture inconsapevoli per per superare ostacoli comunicativi e se non ricorda/conosce un termine ricorre alla perifrasi.
A scuola sto seguendo un’alunna cinese, ha 12 anni ed è in Italia da settembre 2016. Fin dal primo momento le ho fornito due strumenti da utilizzare quando non conosce un termine necessario alla nostra comunicazione. Il primo è il motore di ricerca GOOGLE disponibile sul mio ipad, con il quale traduce le parole dal cinese all’italiano oppure cerca un’immagine. Il secondo è costituito dalla lingua inglese che entrambi conosciamo, anche se lei ad un livello elementare. Appena ci siamo conosciuti, ho subito provato a presentarmi e a porle una domanda: “ Hello, I’m Luigi. What’s your name? “ . Così facendo, la ragazza si è appoggiata a competenze di base, che le derivano da uno studio pregresso della lingua inglese.
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